In questo blog intendo offrire una documentazione sulla mia attività nel campo della scrittura e delle arti visive.

Il titolo, La riga delfina, è riferito all'incipit di una mia poesia ("Mio minimo oceano di croci") il cui testo si può leggere in una delle "pagine" qui accanto.


LUNARIE E ALTRI TAFFERUGLI mostra personale alla Colophonarte di Belluno


 
A cura della Colophonarte di Egidio Fiorin, alle ore 18. 15 di venerdì 21 marzo 2014, è stata inaugurata a Belluno negli spazi espositivi di via Torricelle n. 1, la mostra personale di Alfonso Lentini “Lunarie e altri tafferugli”, presentata da Michele Tison. La mostra si è svolta dal 21 marzo al 5 aprile.

Su Lentini così si è espresso Emilio Isgrò, figura storica delle neoavanguardie italiane: «Ogni artista è un mondo, e in quello di Alfonso Lentini io entro volentieri, affascinato da un linguaggio prensile e vivo che non conosce banalità».

«Nelle sue opere – scrive Serena Dal Borgo – assistiamo all’uccisione della lingua dell’incomprensione, dell’esaltazione, dell’isolamento per dar vita a una nuova lingua fatta di poesia e colori, di carte e “insulae” che l’artista sa donarci, come si dona un frutto rosso e carnoso...»

E così, in un’intervista pubblicata sul sito del progetto californiano “Naked Truths” l’autore parla della sua ricerca artistica: «Le cose “mordono” le parole, incalzano dietro la scrittura e noi umani le percepiamo attribuendo ad esse una sostanza alfabetica. In particolare per quanto riguarda la mia ricerca artistica, lavoro con l’intento di dar “corpo fisico” alla parola, esplorandone la natura materica, gestuale, oggettuale. Le mie sperimentazioni tendono allo sbilanciamento, ricercano un diverso equilibrio fra la parola e i corpi e intendono rappresentare la parola come oggetto fra gli oggetti. Ma questo insistere sulla scrittura come azione fisica non ha mai voluto essere, nel mio caso, una pura esaltazione della forma o della crosta esteriore della parola. Al contrario, ho voluto avviare una riflessione sulla “forza”, ma anche sulla “debolezza” della parola, senza mai perderne di vista la centralità». 















Il lavoro artistico di Alfonso Lentini non sfrutta vibranti pennellate pittoriche e non si appoggia a colori saturi per cercare il favore dello spettatore.
Lentini non vuole entrare nello spirito delle persone sbattendo la porta, ma in modo discreto e delicato, lasciando la scelta a chi guarda di dare confidenza alle sue composizioni. Osservando  a fondo, i suoi combines appaiono tutt'altro che freddi e distaccati. Le parole che scrive sono ritagli, impaginati con delicatezza e cura con altri materiali, dove non sempre troviamo un senso compiuto, ma sempre è presente un rimando alla condizione più intima dell'uomo.
Le lunarie, il legno, i cartoni, le tele, i libri, che compongono le sue opere, sono portatori di una storia, non importa quale, ma una storia evidente. Sono oggetti vissuti che, come il volto di un anziano, traghettano il peso della propria esperienza, mai sterilmente estetica, ma profondamente sentita.
La ricerca di Lentini fonda le sue radici nella poesia visiva e nell'arte povera degli anni '60, quando gli artisti cercavano di superare i confini del linguaggio, volendo dire con le parole cose che le parole non permettevano di dire, rimescolandole con i codici visivi per creare una nuova esperienza.
I vocaboli, i libri, i legni, i colori che Lentini riunisce nei suoi lavori sono testimoni di un passato, ognuno con la propria lingua, ognuno con una propria semantica, come fossero persone di culture differenti, chiamate a dialogare senza un linguaggio comune, ma proprio per questo, costrette ad immedesimarsi e toccarsi in un lessico pre-verbale più profondo e sincero.
Tutto questo Lentini riesce a farlo combaciare, senza forzature, proprio attraverso il rispetto e la cura con la quale
assembla le sue composizioni, dove ogni elemento è delicatamente appoggiato a fianco all'altro e dove anche il soggetto più semplice assume il significato più profondo.
Una poesia dove le cose diventano “non cose” e si incontrano in uno spazio sempre più difficile da definire. 

MICHELE TISON


"crocifissioni" (due pannelli, tecnica mista su cartone)







LUNARIA

Genere di pianta appartenente alla famiglia delle Crocifere, il cui nome deriva dall'aspetto tondeggiante e piatto del frutto, che seccandosi assume un aspetto argenteo. Questa caratteristica ha dato origine a numerosi nomi popolari, fra cui quello di “Moneta del Papa”. 

TAFFERUGLIO
Rissa confusa e rumorosa, ma di poco conto. 
L’arte, che è basata su conflittualità più o meno sotterranee, genera a volte tafferugli, zuffe fra i linguaggi e le cose, evidenzia i contrasti. Scombina le carte.





"poesia oggettuale" 
(foglie di magnolia, carte incollate, libro solidificato, scatola di cartone)





 "poesia oggettuale"
(frammento di tela dipinta ad olio, frammento di libro solidificato, alfabeto di plastica, lastra radiografica, legno trovato in Istria, nei pressi di Premantura, carte inocllate, colori acrilici)



"epifania del non detto (la gabbia delle idee)"




"una cosa vera"
libro oggetto
(foglia solidificata, ricoperta di scrittura e cristallizzata)  



"poesia oggettuale" 
(anni novanta)

"Due cose vere"
libro oggetto
(frammenti di scrittura cristallizzati)


"Una cosa vera"
libro oggetto
(frammento di scrittura cristallizzato)



Crocifissione
(epifanie del non detto)

Ci sono cose, orizzonti, voragini emotive e concettuali che la mente non riesce a concepire e la lingua non è in grado di esprimere. Ci sono cose che non possono essere dette. Eppure l’arte accetta la sfida e fa costantemente a pugni con il problema dell’indicibilità.
Riflettendo su questo, mi sono proposto di dare forma visibile a quel limite concettuale ed espressivo oltre il quale la mente umana non può andare. Sono le “epifanie del non detto”: involucri serrati, bozzoli, larve, groppi in gola, contenitori impenetrabili…


 


La gabbia delle idee 1 (libro oggetto)





Epifanie del non detto
(libro oggetto)


La gabbia delle idee 2 (libro oggetto)




epifanie del non detto

tre libri oggetto
















Crocifissione
(libro solidificato e capelli umani su legno)


Crocifissione 
(Quattro "insulae" su legno)



poesia oggettuale


poesia oggettuale


poesia oggettuale


poesia oggettuale



Quattro stanze dormienti
(libro d'artista)


reliquia
(poesia oggettuale)


libro d'artista




poesia oggettuale
(frammenti di lunarie)

poesia oggettuale
(frammenti di lunarie)


poesia oggettuale
(frammenti di lunarie)


poesia oggettuale
(frammento di tela dipinta ad olio, frammenti di lunarie e tecnica mista)


poesia oggettuale


lunarie, libro oggetto











Scrivimi
(libro oggetto)




piccolo oceano di croci
(libro oggetto)


poesia oggettuale


poesia oggettuale



libro d'artista


poesia oggettuale




Crocifissioni



























Belluno, 21 aprile 2014, Colophonarte




Alfonso Lentini, nato in Sicilia nel 1951, vive a Belluno dalla fine degli anni Settanta.
Laureato in filosofia, si è formato nel clima delle neoavanguardie del Secondo Novecento. Ha insegnato letteratura italiana e storia. Si occupa di scrittura e di arti visive, sconfinando talvolta nei territori della poesia.
La sua prima personale risale al 1976. Nelle sue mostre e installazioni tenute in Italia e all’estero propone opere basate sulla valorizzazione della parola nella sua dimensione materiale e gestuale.
Insieme ad Aurelio Fort è autore del progetto artistico internazionale “Resistere per Ri/esistere” culminato il 25 aprile 2013 con un’installazione urbana per le vie e le piazze di Belluno.
Fra il 2013 e il 2014 ha allestito personali a Ponte nelle Alpi (a cura della Biblioteca Civica), a Susegana (nell’ambito di “Libri in Cantina”, a cura di Roberto Giustiniani da Re) e a Feltre (a cura di Giovanni Trimeri).
Fra i suoi libri, due sono stati pubblicati dalle edizioni Stampa Alternativa (“Piccolo inventario degli specchi”  e “Un bellunese di Patagonia”). Con il romanzo “Cento madri” (Foschi, 2009) ha vinto il premio letterario “Città di Forlì”. Il suo volume più recente è “Luminosa signora, lettera veneziana d’amore e d’eresia” (Pagliai, 2011). 






1 commento:

  1. lentini tratta le parole come foglie secche e sassi. con ciò fa opera di salute, sottraendole ai deprecabili domìni dell'umano.
    insieme, e all'incontrario, fa l'inverso: tratta sassi e foglie come parole. il poeta è l'umano troppo umano.
    eugenio lucrezi

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